Visitatore o ammiratore fermati a contemplare, e sentirai l’anelito di una preghiera, perché il ferro qui parla di autotrascendenza.
di Mina Marano e Mario Pascale
Roberto Cosimi, figlio d’arte, nasce nel rione Trastevere di Roma il 16 luglio 1948. Qui, anche il nonno paterno mastro Fortunato, prendeva i natali il 22 novembre 1881. Sin da bambino mastro Fortunato si distingueva per la passione di plasmare secondo la tradizione avita il ferro. Era un “fabbro lettarolo”, per vivere realizzava letti in ferro battuto, ma possedeva le capacità di artista a 360°: forgiava, modellava, pitturava, scriveva in caratteri gotici.
Fu proprio dal nonno prima e dal padre Secondiano nato a Civitavecchia il 13 settembre 1914 poi, che Roberto Cosimi apprende la tecnica del finto legno e l’arte di forgiare.
All’età di 12 anni, Roberto, si innamora dei chiodi. Il chiodo elemento di sofferenza e congiunzione, essenziale, nudo, materiale semplice e segno di continuità perché come artigiano lo aveva sempre utilizzato insieme ai suoi avi, rappresentava però nel contempo una novità e una sfida. Non aveva infatti mai sentito nessuno che realizzasse sculture con i chiodi e decide così di diventare unico e li sceglie per la sua arte. Lo fa ingaggiando una lotta corpo a corpo con il metallo. La costruzione dell’opera d’arte è anzitutto un problema di scelta e posizionamento del materiale, quindi della costruzione dell’insieme. Più d’una volta l’artista sceglie il metodo della saldatura e dal metallo fuoriescono scintille. Potente ed evidente l’analogia tra le scintille e lo sgorgare del sangue dal corpo umano. Il metallo si comporta, sotto la sollecitazione della fiamma ossidrica, esattamente come un organismo vivente e l’essere umano empatico, reagisce alla sofferenza.
Entrare nell’officina del maestro Roberto Cosimi, significa entrare nel regno del frastuono. Ogni strumento parla la propria lingua. Maneggiare il metallo senza guanti e saldarlo privo di schermo protettivo, nonostante la sua vista sia stata messa a dura prova negli anni di creazione, vuol dire per il maestro sentire e vedere senza intermediazioni e avere un contatto che è pura melodia con le sue creature, ossia le sue opere.
La storia artistica di Roberto Cosimi inizia con l’ARTE SACRA che racconta la vita del Nazareno, il primo vero socialista della storia che andando tra la gente scalzo e con parole semplici predicava pace e fratellanza, continua con l’ARTE DI DENUNCIA delle disparità sociali e le ingiustizie di ogni genere e culmina con l’ARTE CELEBRATIVA attraverso la quale egli rende omaggio attraverso i chiodi a grandi opere realizzate da geni come Leonardo da Vinci, alla bellezza della natura e ai sentimenti più nobili che l’essere umano è in grado di esprimere anche in situazioni di sofferenza e disagio. Mostre nazionali ed internazionali a Roma, Zagabria, Czestochowa hanno ospitato alcune di queste ammalianti e prestigiose opere.
Il maestro Cosimi è un artista impressionista, come ama definirsi, ma è innanzitutto un uomo, che si è sempre schierato dalla parte dei più deboli, aspirando a migliorare sé stesso. Diplomato presso l’istituto professionale Ipsia Calamatta di Civitavecchia, nel corso della vita ha continuato a leggere e studiare da autodidatta. Studiava e lavorava: inizialmente nella forgia del nonno e del padre, poi in carpenteria e infine come tecnico manutentore delle centrali Enel. Un uomo a tutto tondo Roberto Cosimi: in pensione da qualche anno, ricopre attualmente la carica di presidente dell’ASD Pallavolo Civitavecchia e in passato vanta un tangibile impegno nel sindacato e in politica, infatti la Legge 257 (comma 8 e 7) più comunemente conosciuta come legge Salvi sull’amianto a tutela dei lavoratori esposti alla fibra killer, è stata scritta anche grazie al suo contributo.
“A chi mi chiede cosa voglio comunicare con la mia arte, rispondo che mi piacerebbe che chi si avvicina alle mie opere comprendesse che siamo tutti parte di una grande famiglia, quella umana. Che l’amore è un dono. Ma che se l’amore non è sorretto dalla giustizia, è ben poca cosa.”